Per un appassionato di cinema arrivare a 31 anni per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia avendocela praticamente dietro casa dovrebbe essere un peccato, ed in effetti faccio mea culpa, ma ringrazio Darren Aronofsky per avermi fatto smuovere il culo per assistere in anteprima al suo nuovo film, per l’appunto Mother!, in uscita in negli USA il 15 settembre, mentre in Italia dovremo aspettare il 2 novembre, ahimè.
Come avrete capito da questo mio ahimè ho apprezzato il film, e ci tengo a sottolinearlo perchè alla proiezione a cui ho assistito il film è stato fischiato e schernito, così come pare anche alle altre, compresa quella con il regista ed il cast in sala.
E voi direte: “perchè fai una recensione di un film che ti è piaciuto su film inguardabili?”
Di base perchè questo blog può parlare di qualsiasi film: volendo posso recensire Citizen Kane o Kubrick, ma chiaro che il loro voto sarà bassissimo, data la mia scala di valori al contrario rispetto agli usuali canoni di votazione; poi lo recensisco perchè posso capire che un film come questo possa non piacere per motivi che spiegherò più in la, ma con calma e per gradi.
TRAMA
Jennifer Lawrence è la compagna di Javier Bardem, ed è una donna che sta ristrutturando la loro vecchia casa che sta in mezzo ad un bosco immenso, in una natura rigogliosamente verde, ma che all’inizio del film abbiamo visto bruciare insieme alla casa.
Bardem, invece, è uno scrittore di successo in procinto di scrivere una nuova opera, ma alle prese con il famoso blocco dello scrittore, che non riesce a portare avanti i suoi scritti, nonostante l’appoggio della sua donna, che passo dopo passo, ed estrema cura, porta avanti i lavori nella casa.
La pace all’interno del bosco e della loro casa verranno presto interrotti dall’arrivo di una coppia formata da Ed Harris e Michelle Pfeiffer.
Venduto come un film horror al grande pubblico Mother! è un film potente, esagerato, eccessivo, metaforico, delirante e chi più ne ha più ne metta, ma d’altronde che cosa vogliamo aspettarci da Darren Aronofsky? Vogliamo ignorare la sua intera carriera cinematografica come se Pi greco, Requiem for a dream e gli altri non fossero tutti film eccessivi e disturbanti? Credo non sarebbe rispettoso nei confronti di un grande cineasta come Aronofsky, nei cui film spesso e volentieri va cercata la chiave di lettura corretta per poterci far aprire il suo mondo ed i suoi messaggi.
Nella presentazione dei personaggi sarò costretto ad utilizzare il nome degli attori perchè in questo film i personaggi non hanno un nome, e questa è un’altra cosa che dovrebbe farci scattare una mezza molla in testa per capire Aronofsky dove vuole andare a parare.
JENNIFER LAWRENCE
E’ lei la protagonista assoluta del film: tutte le inquadrature sono funzionali al suo personaggio, tanto che quando è da sola i primissimi piani si sprecano, e la telecamera a volte le volteggia intorno, altre invece sembra quasi a rinchiuderla in riprese violente al limite del mal di testa.
Sempre pronta a tenere tutto in ordine, e a continuare il suo incessante lavoro di ricostruzione della casa quando le è concesso, la Lawrence è il cuore pulsante del film.
JAVIER BARDEM
Scrittore in crisi, come già detto, sembra, rispetto alla sua compagna, avere meno interesse per la casa, anche per via dell’importanza che la scrittura ha nella sua vita e che quindi gli porta via tempo, ed alle volte attenzioni nei confronti della sua compagna.
All’arrivo degli ospiti inattesi è più ben disposto nei loro confronti rispetto alla Lawrence, poichè è convinto di poter attingere da storie di altri che potrebbero portargli un po’di ispirazione per i suoi scritti.
ED HARRIS
Posto che personalmente amo quest’attore e mi è dispiaciuto non vederlo sul red carpet a Venezia, Harris porta sullo schermo a mio avviso l’interpretazione migliore tra i protagonisti.
Lui è semplicemente l’uomo che una sera citofona credendo di aver trovato un bed and breakfast dove poter passare la notte: fumatore e bevitore Harris è un signore dai modi gentili soprattutto con il padrone di casa.
MICHELLE PFEIFFER
Ormai alla soglia dei 60 anni la Pfeiffer è in ottima forma sia esteticamente che sullo schermo, perchè se dalla Lawrence, ma soprattutto da Bardem, mi aspettavo qualcosa di più, la Pfeiffer mi ha soddisfatto in pieno nel suo ruolo in netta contrapposizione alla protagonista: modi sgarbati ed occhiate taglienti mi hanno assolutamente convinto.
Ribadisco che questo film mi è piaciuto, ma capisco anche che possa non essere apprezzato: ha tantissime scene eccessive, deliranti, ed in effetti per un bel pezzo lo spettatore si trova spiazzato e fatica a capire cosa succede in quella maledetta casa, perchè di base c’è un’atmosfera strana, perchè davvero ne accadono di ogni, e più il film va avanti più tutto quel che accade non ha senso, e allora credo che si debba spostare il nostro occhio di spettatore a quel che sta dietro alle cose che accadono, ed è lì che ci rendiamo conto del perchè i personaggi non hanno un nome, del perchè non ci siano musiche in questo film, del perchè il tempo è relativo, del perchè i suoni sono così invadenti spesso e volentieri anche sui personaggi che dialogano.
L’unica cosa certa usciti dalla sala è che questo film ha colpito chiunque perchè volente o nolente ti tiene incollato allo schermo ed è impossibile essere annoiati e distaccati da quel che succede, anche se non ne capisci il senso.
La mia impressione di base è che il pubblico non abbia capito in pieno il messaggio di Aronofsky, e se lo ha capito ma non lo ha apprezzato allora forse è peggio, perchè non ci soffermiamo un attimo a fare una riflessione su temi che toccano tutti quanti, e quindi non abbiamo nemmeno la competenze e la sensibilità per poter fischiare e schernire Aronofsky, che ha scritto la sceneggiatura in 5 giorni, per sua stessa ammissione, ma che rimane uno dei pochi a questi livelli che cerca di celare dietro una scena un messaggio, dietro a delle scelte visive e sonore degli inviti al pubblico a capire cosa ci vuole comunicare, mentre pare che preferiamo schifarci e schernire un film per una scena troppo eccessiva (ma che è anche la più palese di tutti nel suo significato), piuttosto che guardare il film con altri occhi.
Certo che se questo dev’essere il modo di vedere film così possiamo tranquillamente dire che The Black Swan parla di balletto, The Wrestler di omaccioni muscolosi e Requiem for a dream di droga (SE LO PENSATE FUORI DI QUI CAPRE!).
Ah, anche Breaking Bad parla di droga fra parentesi…
Comunque stronzi che avete fischiato vi ricordo che quantomeno per rispetto il film si fischia alla fine e non quando ancora deve finire, con tanto di genio di turno che urla “somaro!”
Non voglio stare ad aggiungere molto altro su questo film, se non che mi piacerebbe, il 2 novembre, stare fuori da un multisala qualsiasi ad aspettare la gente che esce dalla proiezione di questo film per chiedere due cose:
“Ti è piaciuto questo film?”
“Di che cosa parla?”
Sono sicuro che potrei sentirne delle belle.
VOTO INGUARDABILE 4/10